
Per chi non conoscesse Ralph Steadman, non preoccupatevi, stiamo soltanto parlando di uno degli artisti più radicali e innovatori degli ultimi cinquant'anni. Vi sentite forse in colpa adesso?
Beh, onestamente non è solo una vostra mancanza se il nome di Steadman non ha raggiunto in Italia tutta la fama che si merita, ma è cosa risaputa che le personalità più geniali siano spesso osteggiate per via della natura anticonformista che ossessivamente le tormenta.
Tuttavia perché parlarne proprio ora? Perché sono passati ben trentacinque anni da quell’Ottobre del 1985, in cui la sua surreale e provocativa serie nominata “Party Paranoids” finì all’interno dell’Observer Magazine (conquistò persino la copertina), suscitando polemiche e indignazione.
Cinetico, elettrizzante, carico di tensione, paura e ... delirio, lo straordinario lavoro di Ralph Steadman ha catturato l’attenzione di molti, fascinando per oltre quarant’anni persone di tutto il mondo, provenienti dai più disparati contesti e ceti sociali. D’altra parte l’incredibile potere ipnotico della sua arte non è altro che un riflesso di quel caos e di quella miseria che attanagliano da sempre la condizione umana.

Un talento immenso il suo, particolarmente apprezzato da menti brillanti e altrettanto geniali. Dopotutto non è certo un caso se l’illustratore, fumettista e animatore gallese abbia sancito diverse collaborazioni artistiche, successivamente passate alla storia, come quella col grande Hunter S. Thompson, il padre del giornalismo gonzo. Attraverso il suo lavoro col leggendario autore di Paura e delirio a Las Vegas, Steadman è stato in grado di raggiungere la massima espressione artistica, nonché la perfetta sintesi tra mania allucinogena e terrore esistenziale, al punto da diventare tutt’oggi un suo marchio di fabbrica.
Contraddistinte da violente sferzate e acidi schizzi di vernice, le sue opere toccano l’osservatore nel profondo, interagendo con lui come rozze caricature che urlano attraverso la pagina, soffocate dalla limacciosa corrosività di un tratto mai uniforme, mai davvero omogeneo, ma sempre straordinariamente efficace. Non è certo la verosimiglianza a interessargli, tantomeno l’equilibrio visivo. È assai raro trovare infatti nelle sue illustrazioni due occhi delle stesse dimensioni, o in generale delle proporzioni rispettate. A incantare è l’esplosività di una realtà inconscia, specchio del disagio, la precisione di uno stile affilato e pungente con cui solo le menti più illuminate riescono a giocare.

Steadman ha lavorato per svariate riviste, da Rolling Stone a The New Statesman, passando da Punch e Private Eye, ma ha anche scritto e illustrato libri dedicati alla vita di Leonardo Da Vinci e Sigmund Freud. Al momento spende le giornate nel suo studio dipingendo uccelli estinti, reali o immaginari che fossero.

Oggi si definisce un caricaturista selvaggio, innamorato della satira e a chi gli chiede cosa avesse desiderato sin da ragazzo, risponde cambiare il mondo. Prosegue anche dicendo che in fondo, se si volta per guardarsi indietro, può ritenersi soddisfatto di quanto fatto, dopotutto (esibendo un sorriso sardonico), il mondo è assai peggio di quando aveva iniziato a disegnare.
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